I SESSIONE
Martedì 8 ottobre ore 14
Lotti 1-47: Autografi
Lotti 48-103: Manoscritti
Lotti 104-119: Musica
II SESSIONE
Mercoledì 9 ottobre ore 10
Lotti 120-150: Futurismo
Lotti 151-196: Libri del Novecento
Lotti 197-208: Facsimili
Lotti 209-288: Libri d'Artista
III SESSIONE
Mercoledì 9 ottobre ore 14
Lotti 289-377: Storia locale toscana
Lotti 378-391: Incunaboli
IV SESSIONE
Giovedì 10 ottobre ore 10
Lotti 392-516: Libri a stampa dal XVI al XX secolo (I parte)
V SESSIONE
Giovedì 10 ottobre ore 14
Lotti 517-640: Libri a stampa dal XVI al XX secolo (II parte)
LOTE 21:
D'Annunzio Gabriele
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Vendido por: €650
Preço inicial:
€
400
Comissão da leiloeira: 26%
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Lettera autografa firmata, inviata al conte Enrico di San Martino. Datata 12 luglio 1905, Settignano.
Manoscritto a inchiostro nero. 2 bifoli (6 pagine scritte). Carte con intestazione Per non dormire. Carta con filigrana. Conservata la busta viaggiata autografa. Dimensioni 180x230 mm.
D’Annunzio scrive questa accorata e lunga lettera dalla Villa La Capponcina di Settignano (Fi) dove, finita la storia d’amore con la Duse, dal 1904 si accompagna con l’avvenente nobildonna Alessandra di Rudinì, vedova del marchese Carlotti, soprannominata dal Vate Nike, il miracolo biondo. Nel 1905 Alessandra si ammala gravemente e d’Annunzio, come dimostra questa lettera, la accudisce con amore. Ma dopo la guarigione lei lo lascerà e si darà alla vita monacale. Nella missiva, d’Annunzio accenna ad un suo nuovo lavoro per il teatro, cui teme di non poter dare seguito. Il conte Enrico di San Martino, destinatario della lettera, e l’impresario Edoardo Boutet, nominato nel testo, nel 1905 erano rispettivamente presidente e direttore artistico della Drammatica compagnia di Roma (anche detta Stabile romana), con sede al Teatro Argentina. Il celebre motto dannunziano: Per non dormire adornava, oltre alla carta da lettere del Vate, anche vetrate, architravi, fregi e oggetti della Capponcina. Mio caro Enrico, […] Ho passato le settimane più dolorose della mia vita, al capezzale d’una creatura amata, sotto la minaccia della morte. Ho sofferto e veduto soffrire, indicibilmente. E la tortura mi continua; il pericolo persiste, nella lotta disperata d’ogni giorno contro un male crudelissimo […] Ogni lavoro è interrotto. Ogni pensiero si dissolve. Non sono se non un infermiere infaticabile […] Tu sai con quanta sincera allegrezza io abbia salutato l’inizio di questa bella impresa a cui s’è rivolta la tua energia ammirabile. Ma la mia volontà è impietrita […] Certo, se quest’opera mia di devozione avrà in premio la salvezza invocata, mi parrà di rinascere. E intenderò allora tutte le forze ad attuare il mio disegno. Ma oggi non posso promettere. Sarà per te prudenza l’aver pronto un altro spettacolo ad inaugurare il nuovo teatro […] Ricordami a Edoardo Boutet […] tu sei per divenire il primo cittadino di Roma […] Ti abbraccio. Il tuo Gabriele d’Annunzio.